La sentenza del Tribunale permanente dei Popoli

«Dai fatti esaminati e dalle testimonianze ascoltate, emerge la spoliazione progressiva dei diritti e della dignità delle persone che si manifesta lungo tutto il percorso migratorio, dalle condizioni nei luoghi d’origine, al viaggio, alla permanenza nei campi prima di cadere nelle mani di trafficanti, poi nel corso della traversata in mare. Chi viene respinto entra nell’inferno dei campi di detenzione legali o informali. Chi eventualmente arriva sul territorio italiano, termina in un hotspot, dove le sue possibilità di chiedere il riconoscimento dello status di rifugiato sono affidate al caso o alla fortuna».

Con queste parole nette e chiarissime si aprono le motivazioni della sentenza emessa dalla giuria del Tribunale Permanente dei Popoli, riunita a Palermo dal 18 al 20 dicembre per ascoltare le tante testimonianze di migranti, operatori delle ONG, attivisti che per tre giorni hanno popolato l’aula del plesso universitario ‘B. Albanese’.

Nel seguito della sentenza viene evidenziato come siano diverse  le responsabilità, e pochi davvero possano chiamarsi fuori: nette le responsabilità dell’Unione Europea e dei governi, quello italiano in primis, anche se la frantumazione delle responsabilità impedisce di individuare con precisione il colpevole e porta spesso nell’occhio del ciclone l’ultimo anello della catena, la manovalanza, gli scafisti, gli aguzzini, se non le associazioni che con i migranti operano, o gli stessi migranti, per un perverso e frequente meccanismo con cui vengono ormai rovesciati i ruoli della vittima e del persecutore.

E così le responsabilità si fermano al confine, sia esso le sponde del Nord Africa o le acque internazionali: al di là di quel confine, nella ‘civile’ Europa, nella fortezza Europa, nessuno è colpevole.

«Lasciar morire in mare, nei campi di internamento, lasciar compiere ogni sorta di violenza, è colpa», recita ancora la sentenza.

Non esenti da responsabilità anche i media: è indubbia la correttezza che molti hanno avuto nel descrivere le vicende migratorie, ma altrettanto indubbio è il gioco sporco di quegli operatori dei media che hanno raccontato i migranti come clandestini e potenziali terroristi.

«È giunto il momento di invertire la rotta- scrivono ancora i giudici- e rivendicare il diritto di migrare (ius migrandi) ed il diritto all’accoglienza come diritti umani fondamentali.»

La lettura della sentenza è stata salutata da un lungo e sincero applauso: quello di studenti delle scuole superiori e dei Centri provinciali per l’istruzione agli adulti, frequentati da molti ragazzi stranieri; di insegnanti, operatori sociali e volontari; di migranti; di operatori dei media che si occupano con attenzione di politiche migratorie; e dei militanti delle tante associazioni che hanno promosso e animato il percorso del TPP a Palermo. Tante donne e uomini che quei termini della sentenza – migrare e accoglienza come diritti umani fondamentali – li condividono da sempre e li  praticano nel loro agire quotidiano.

Il testo completo della sentenza al link: www.tppsessionepalermo.it/tpp-sessione-palermo-sentenza/