Lampedusa, 3 ottobre: 12 anni dopo la strage nulla è cambiato. Domani parte l’ottava missione di “TOM – Tutti gli Occhi sul Mediterraneo”

La notte del 3 ottobre 2013, davanti alla spiaggia dei Conigli dell’isola di Lampedusa, morivano 368 persone in una delle più grandi stragi di frontiera dei nostri tempi. Dodici anni dopo, nulla è cambiato: la morte in mare di uomini, donne e bambini che fuggono da guerre, persecuzioni e dai lager libici finanziati con i soldi dei contribuenti italiani ed europei non sembra interessare a nessuno.

Da quella tragedia a oggi, nel Mediterraneo centrale sono morte o risultano disperse oltre 33.000 persone. Solo nel 2025, dal primo gennaio a fine settembre, sono state 1.549 le vite spezzate durante il tentativo di attraversare il mare.

Le responsabilità sono chiare e ricadono sui governi europei che, invece di assumersi l’impegno di salvare vite umane con un programma pubblico di ricerca e soccorso, continuano a finanziare milizie e governi che compiono crimini contro l’umanità, ostacolando al contempo l’operato delle Ong. In particolare, il governo Meloni sembra aver superato ogni limite di cinismo e propaganda: da un lato sostiene i cosiddetti “trafficanti” che dice di voler combattere, dall’altro rende sempre più difficile l’attività di chi salva vite umane.

L’Arci è da sempre impegnata a contrastare le politiche di esternalizzazione delle frontiere e gli accordi con regimi che calpestano i diritti umani e la vita di migliaia di persone. Per questo, da novembre 2022, abbiamo attivato il progetto di monitoraggio del Mediterraneo centrale TOM – Tutti gli Occhi sul Mediterraneo, che domani, 4 ottobre, all’indomani della Giornata della Memoria e dell’Accoglienza, partirà per la sua ottava missione.

Domani infatti salperà la Garganey VI, mentre restiamo in attesa di notizie sull’equipaggio della Karma, la nostra barca che ha preso parte alla missione della Global Sumud Flottiglia. Non sappiamo ancora se potrà tornare presto a monitorare il Mediterraneo centrale, ma la sua esperienza testimonia la volontà comune di restare presenti in mare e di continuare a denunciare le violazioni dei diritti umani che avvengono ogni giorno sulle nostre frontiere.

Nelle missioni precedenti abbiamo incidentalmente tratto in salvo più di 300 persone, e continueremo a tenere gli occhi puntati sul Mediterraneo per denunciare le conseguenze di leggi e politiche che producono ancora oggi morti e sopraffazione.

Non vorremmo farlo, perché riteniamo che questo sia un dovere dei governi. Ma finché i governi si sottrarranno a questo dovere, la nostra presenza – come quella delle Ong che svolgono attività di ricerca e salvataggio – resterà indispensabile.