L’impegno di Arci Genova dopo il crollo del ponte Morandi

Come è ormai noto, il 14 agosto è crollato a Genova il ponte Morandi; si tratta di una tragedia che lascia morti, feriti ed una città stravolta.

Arci Genova si è messa da subito a disposizione del Comune e della Protezione civile. Grazie all’impegno di un compagno del Comitato,  Rachid, che è stato instancabile, abbiamo collaborato in vari modi: dalla pulizia che Amiu non riesce più a fare all’assistenza degli sfollati.

Il circolo Amici Certosa è stato un punto di riferimento e di supporto logistico importante, mettendo a disposizione spazi ed attrezzature a sfollati, soccorritori e giornalisti.

La situazione oggi è questa: ci sono circa 350 famiglie sfollate; il Comune ha identificato al momento soluzioni per un po’ più della metà di loro e sta procedendo con le assegnazioni; è bene sapere che alcune sistemazioni sono molto distanti (per esempio Fabbriche e Quarto). Adesso gli sfollati stanno ricevendo assistenza dal Comune (a cui sono pervenuti sia materiali che offerte in denaro, oltre che finanziamenti statali e da società autostrade) e direttamente da società autostrade.

La situazione sociale e della viabilità è molto complessa: la Valpolcevera è raggiungibile solo in autostrada o attraverso Borzoli/Fegino. Inoltre via Fillak è nella sostanza quasi completamente chiusa con pesanti ripercussioni sul tessuto commerciale e sociale. Si tratta di una strada ormai quasi fantasma, con molte attività chiuse o in grandissima difficoltà.

Lo spostamento in altre zone di centinaia di abitanti rappresenterà un’ulteriore difficoltà.

Tutta la zona rischia di diventare un deserto.

Le cose da fare si articolano in tre ambiti:

1) l’emergenza immediata, fornendo supporto alle famiglie sfollate che hanno perso tutto e che dovranno ricominciare la loro vita da un’altra parte. È probabile quindi che i soldi che autostrade sta dando ad ogni nucleo familiare siano insufficienti. Il comune ha chiesto ad associazioni e soggetti di terzo settore una mano a gestire uno o più magazzini per costruire dei bazar dove gli sfollati possano prendere le cose che gli servono (attenzione: le offerte di materiale nuovo in questo momento sono molte, ma manca la capacità di smistarlo e farlo pervenire a chi ne ha bisogno), quindi potrebbero servire volontari; in questo momento Caritas diocesana sta valutando se riesce a gestire questa parte, ma potrebbe non farcela e chiedere aiuto;

2) la tutela dei diritti e la ricerca della verità: a nostro giudizio sarà molto importante la costituzione di un comitato che persegua la ricerca delle responsabilità sul crollo del ponte e che garantisca la tutela dei diritti di tutti i danneggiati. Ci siamo messi a disposizione per supportare questo lavoro e attendiamo un incontro a breve con gli animatori delle famiglie sfollate per capire in che modo possiamo aiutare;

3) la prevenzione dello spopolamento e della desertificazione perchè, come già detto, l’abbandono ed il degrado sono un grosso rischio.

Dobbiamo essere capaci di combatterlo anche attraverso il supporto ai circoli della zona ed attraverso azioni di animazione sociale.