Mahmoud Darwish

Tornato semiclandestinamente in patria nel 1948, dopo un esilio forzato in Libano, trovò il villaggio natale raso al suolo.

Il suo impegno politico, che si manifesta anche nell’attività giornalistica, gli ha causato numerosi arresti e lo ha costretto a vagare a lungo da un paese all’altro. Durante la permanenza a Beirut, approdo di esuli e intellettuali non solo arabi, entra in contatto con la letteratura internazionale.

Il suo linguaggio poetico attinge alle lotte, alla solitudine, alle sofferenze del vissuto quotidiano traducendo la condizione palestinese in un’esperienza umana di valore universale.

Considerato tra i più grandi poeti arabi contemporanei, ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti internazionali, come il Lannan Foundation Prize for Cultural Freedom (2002, USA), il Prince Claus Prize (2004, Paesi Bassi) e il Golden Wreath Award, Struga Poetry Evenings (2007, Macedonia).

Tra le sue opere si segnalano: Elogio dell’ombra sublime (1983), Una memoria per l’oblio (1987), Meno rose (1987), Assedio (2002).

In Italia Epoché ha pubblicato Murale (2005), Oltre l’ultimo cielo. La Palestina come metafora (2007), Il letto della straniera (2009), Come fiori di mandorlo o più lontanto (2010). Con Feltrinelli troviamo: Una Trilogia Palestinese (2017).