Mai più fascismi. Per questo, uniti

27 gennaio – Giorno della memoria

Quest’anno la Giornata della Memoria del 27 gennaio è probabilmente – e tristemente – più legata all’attualità di quanto non lo fosse gli anni precedenti. I movimenti fascisti e nazisti sono sempre più espliciti nei propri richiami e azioni.

A fine novembre, il blitz dei naziskin durante la riunione di Como senza frontiere è stato esemplificativo. Per alcuni giorni il tema del rischio legato alla riorganizzazione di gruppi nazifascisti è riemerso nel dibattito pubblico, grazie soprattutto alla ‘prontezza’ con cui i partecipanti a quell’incontro del circolo Ecoinformazione hanno filmato l’accaduto. Senza di loro probabilmente non ci sarebbe stata la risposta dovuta in termini politici e giudiziari.

È un dato che personalmente mi ha fatto riflettere. Quanti atti, più gravi e più violenti, rimangono sottaciuti? È possibile che un atto abbia delle conseguenze non tanto per la sua gravità ma per la diffusione di una immagine?

Questo pensiero non va letto come una sottovalutazione di ciò che è avvenuto in quel contesto; in quell’episodio la violenza e la minaccia sono evidenti in quel cerchio di ragazzi in piedi intorno a persone sedute e in quel ‘permesso’ finale, concesso, alla fine di quella stentata lettura.

Al contrario, queste domande trovano una risposta nella necessità di un più certo e stabile quadro politico ed istituzionale di controllo della ‘galassia nera’.

La nomina a Senatrice a vita di Liliana Segre è stata un segnale importante, con cui il Presidente Mattarella ha voluto mettere in evidenza il ruolo centrale che la memoria deve avere nella nostra società. La scelta dei tempi è stata esemplificativa della rilevanza che ha ormai assunto la ricorrenza del 27 gennaio all’interno dell’agenda politica e culturale del Paese.

Quest’anno, in maniera irrituale rispetto alle precedenti volte, abbiamo deciso di legare la Giornata della Memoria alla promozione della raccolta firme Mai più fascismi. Una proposta lanciata da Anpi e raccolta da diverse realtà, tra cui l’Arci. La campagna chiuderà il 2 giugno: c’è dunque bisogno di un profondo sforzo da parte nostra per garantire alla campagna la possibilità di raggiungere l’obiettivo del milione di firme.

Un segnale necessario, in primo luogo verso la pubblica opinione e le istituzioni, volto al far comprendere la trasversalità dell’antifascismo come valore costituzionale.

È di buon auspicio l’adesione alla raccolta firme di realtà molto diverse tra loro, dai sindacati, ad associazioni laiche e cattoliche, ai partiti politici del centrosinistra e della sinistra: mondi che nonostante valori in comune, hanno sempre più difficoltà ad intrecciare un proficuo dialogo.

Un obiettivo non facile, anche perché il dibattito pubblico è e resterà legato al tema delle elezioni politiche prima del 4 marzo, e alla probabile difficoltà di formare un nuovo governo, dopo. In nostro soccorso viene il nostro ‘calendario laico’ e il fatto che la nostra associazione promuove già molta attività su questo tema. In questo senso gli eventi già in programma, in particolar modo il 27 gennaio e il 25 aprile, sono parte del nostro impegno. I nostri circoli possono fare la differenza diventando luoghi dove firmare. Il mio invito è dunque quello di iniziare subito a raccogliere queste firme, stampando i fogli di raccolta e rendendoli disponibili nei diversi luoghi; ricordando nelle nostre iniziative questo nostro impegno; usando internet e diffondendo il link su change.org.

Il modo migliore per ricordare che l’Olocausto non è stato un accidente della storia, ma il punto di arrivo di un percorso di discriminazione razziale e odio verso le diversità.