Memorandum Italia-Libia prorogato: una vergogna

Rinnovato dal 2 febbraio. Assenti le modifiche annunciate

Domenica 2 febbraio il memorandum Italia-Libia, firmato nel 2017, è stato prorogato automaticamente alle stesse condizioni, per altri tre anni.

Si tratta del memorandum stipulato durante il governo Gentiloni, e che i successivi governi Conte hanno mantenuto finora: esso ha ‘regolato’ la politica tra i due Paesi in tema di immigrazione, stabilendo una stretta collaborazione con la Guardia costiera libica, i cui membri sono stati accusati ripetutamente dalle agenzie Onu di traffico e detenzione di esseri umani.
Lo stesso memorandum, negli stessi tre anni, è stato condannato dalle organizzazioni e dalle agenzie internazionali per i diritti umani per le accertate condizioni disumane e di tortura ai danni delle persone migranti. Nei giorni scorsi in tanti, noi compresi, avevamo chiesto di sospendere il Memorandum e di smettere la complicità con un Paese colpevole di simili trattamenti.

Il governo rassicura: il rinnovo automatico non preclude l’avvio dei negoziati con Tripoli, preannunciati l’11 novembre dal premier Conte alle controparti libiche, ma le preoccupazioni sono evidenti per lo stato di guerra in Libia e per il tempo assolutamente improduttivo trascorso fino a oggi.

E nel frattempo la Libia, come sottolinea la decisione dell’Unhcr di sospendere le attività, è precipitata in una situazione di totale instabilità: dopo lo scoppio della guerra, dal 4 aprile scorso, in un Paese di 5 milioni di abitanti, ci sono stati quasi 350mila sfollati. I più vulnerabili sono i rifugiati e i migranti presenti nel Paese nordafricano: circa 3200 rifugiati e migranti si trovano nei centri di detenzione gestiti dal Dipartimento per il contrasto all’immigrazione illegale (Ministero dell’Interno) e dalle milizie. Tra loro circa 2mila si trovano in aree esposte ai combattimenti (soprattutto a Tripoli e nei dintorni).

L’Italia, ignorando i numerosi appelli, si avvia all’investimento di ingenti risorse di cui non è possibile verificare l’impiego.