Migranti, sbarco dalla Gregoretti: più della metà resta in Italia

Un’altra sceneggiata della propaganda italica. Si sono tenuti sequestrati sulla nave Gregoretti della Guardia Costiera per una settimana, portati in un porto militare senza osservatori.

Una gestione iniziata sui social con un video su Facebook del Ministro che vietava l’ingresso, conclusa ieri con un altro video che annunciava la ridistribuzione dei 116 migranti in cinque Paesi europei e strutture dei vescovi italiani.

Lavoro fatto, missione compiuta, dice il capitano. Ma, al netto della propaganda e la gran cassa del partito dominante del Governo, va ricordato che più della metà dei migranti rimarranno in Italia e – ancora una volta – il contributo dell’Europa è del tutto marginale.

Ora si sta per aprire l’ennesimo conflitto con chi salva le vite in mare. «Chiederemo alle autorità competenti di assegnarci un porto sicuro. Geograficamente, Lampedusa è il più vicino»: sono le parole di Gorden Isler, portavoce della ong tedesca «Sea Eye, sul salvataggio di 40 persone condotto dalla Alan Kurdi al largo della Libia. A bordo, spiega la ong al Frankfurter Allgemeine, ci sono due donne, di cui una incinta, un neonato e bue bambini.

I migranti dicono di aver lasciato la città libica di Tagiura nella notte. Secondo Sea-Eye provengono da Nigeria, Costa d’Avorio, Ghana, Mali, Congo e Camerun. Forse sarebbe ora che il Governo, e in particolare il vertice del Viminale, iniziasse a frequentare quei consessi europei dove solo lì si può risolvere il tema delle migrazione.

Finché verranno disertate, di sicuro dominerà la propaganda alla reale volontà di affrontate seriamente l’argomento.