42 organizzazioni italiane chiedono un voto contrario sui nuovi OGM all3 europarlamentari

Il 7 febbraio è atteso un voto del Parlamento Europeo che potrebbe cancellare etichettatura, tracciabilità e valutazione del rischio per i nuovi OGM, contaminando così l’agricoltura e l’ambiente e togliendo il diritto di scelta allɜ consumatricɜ

Le 42 organizzazioni dell’agricoltura contadina e biologica, ambientaliste, dellɜ consumatricɜ e della società civile riunite nella Coalizione Italia Libera da OGM lanciano un appello a tuttɜ lɜ europarlamentari italianɜ che il prossimo 7 febbraio saranno chiamatɜ a votare la proposta di deregolamentazione degli OGM ottenuti da nuove tecniche genomiche (New Genomic Techniques – NGT): tutelate il principio di precauzione, i diritti di agricoltorɜ e consumatorɜ, il diritto di moratoria per gli stati. Le elezioni sono vicine e questo voto verrà ricordato.

Le regole vigenti dal 2001 per la commercializzazione di organismi geneticamente modificati e il divieto nazionale sulla coltivazione rischiano, infatti, di essere cancellate con un colpo di spugna dal voto dell’Europarlamento. Verrebbero annullati gli obblighi di valutazione del rischio secondo il principio di precauzione, tracciabilità delle modifiche genetiche ed etichettatura dei prodotti finali al consumatorɜ. La spinta verso questa scelta irresponsabile nasce dalle organizzazioni dell’agroindustria e dalle imprese sementiere transnazionali interessate a vendere nuovi OGM coperti da brevetti.

Il tutto mentre una protesta deglɜ agricoltorɜ viene ampiamente strumentalizzata dalle principali organizzazioni di categoria, che stanno per somministrare ai loro associati la pillola avvelenata delle NGT facendola passare per una medicina utile contro i problemi di un modello agricolo intensivo insostenibile la cui crisi è ormai cronica. Ma non saranno i nuovi OGM a garantire il reddito deglɜ agricoltorɜ. Tutt’altro.

La via d’uscita non erano gli OGM di prima generazione negli anni Novanta, così come non lo sono oggi quelli prodotti dalle NGT. Le mutazioni genetiche fuori bersaglio sono all’ordine del giorno con queste biotecnologie, propagandate invece come precise e mirate. I loro effetti sulle piante e sugli organismi viventi sono ancora largamente sconosciuti, ma vengono minimizzati da una ricerca che dipende ormai dalla vendita delle sue “innovazioni” ai signori dei semi. Gli interessi in gioco sono grandi: c’è un mercato potenziale di 550 milioni di consumatorɜ che finora non ha voluto comprare OGM e poteva contare su delle etichette obbligatorie sui prodotti per poter scegliere. E poi ci sono i milioni di agricoltorɜ europeɜ nei 18 paesi che si sono dichiarati “OGM free”. Con una deregulation, rischierebbero la contaminazione dei loro campi da parte di pollini NGT portati dagli agenti atmosferici o dagli insetti impollinatori e rischierebbero ad ogni semina di violare il brevetto di qualche ditta sementiera.

La biocontaminazione sarebbe un dramma irreversibile per l’agricoltura biologica, che vieta l’uso di OGM in tutta la filiera. Ma sarebbe anche inevitabile vista la conformazione geografica del nostro paese e la lunghezza del viaggio che può compiere il polline. L’intero comparto, che oggi copre quasi il 20% della superficie agricola italiana e nutre un mercato che non è mai calato – nemmeno durante i periodi più neri dell’economia – sarebbe messo in discussione da questa deregolamentazione. Lo stesso vale per una quota importante del Made in Italy, che non utilizza nemmeno mangimi OGM d’importazione e che si è guadagnata il suo spazio e la sua notorietà anche per il fatto di poter esibire un marchio “NON-OGM”. Per non parlare dellɜ piccolɜ produttorɜ che riproducono le proprie sementi ancora oggi anche in Italia, e potrebbero finire in tribunale con l’accusa di violazione della proprietà intellettuale se tutto d’un tratto le loro piante esprimessero caratteri brevettati dalle imprese e migrati con il vento.

“Emendamenti civetta” sono già stati passati nelle commissioni per provare a tacitare le preoccupazioni diffuse. Ma non basta etichettare le sementi per consentire la scelta all’agricoltorǝ, se poi viene contaminato in campo e non ha meccanismi di tracciabilità per denunciare il fatto come parte lesa. Non basta dichiarare che questi nuovi OGM non saranno brevettabili, se poi nella realtà occorre una riforma della Convenzione europea sui brevetti che richiede l’unanimità e un percorso di anni. Il Parlamento deve fare regole, non dichiarazioni di intenti. E ad oggi, le regole che si appresta a disfare rompono un argine che in ventiquattro anni – da quando la direttiva 2001/18 è stata approvata – aveva garantito trasparenza e libertà di scelta. Prima di minare queste norme di civiltà, lɜ europarlamentari ci pensino due volte e votino l’emendamento di rigetto dell’intero regolamento.

La Coalizione Italia Libera da OGM

Agorà degli Abitanti della Terra, AIAB, AltragricolturaBio, ARCI, ASCI, Assobio, Associazione Consumatori Utenti, Associazione per l’agricoltura biodinamica, Associazione rurale italiana, Attac Italia, Centro internazionale Crocevia, Civiltà Contadina, Coltivare Condividendo, Consorzio della Quarantina, Coordinamento ZeroOgm, CUB, Deafal, Demeter, Equivita, Egalité, European Consumers Aps, Fairwatch, Federazione Nazionale Pro Natura, Federbio, FIRAB, Fondazione Seminare il Futuro, Greenpeace, ISDE, Legambiente, Lipu, Navdanya International, RIES – Rete Italiana Economia Solidale, Reorient, Ress, Seed Vicious, Slow food Italia, Terra!, Terra Nuova, Transform! Italia, USB, Verdi Ambiente e Società, WWF