La cittadinanza per Rami e per tanti bambini nati e cresciuti in Italia deve diventare un diritto e non una conquista
Il Ministro Salvini avanzi la richiesta del padre di Rami sulla cittadinanza.
Rami, che grazie al suo coraggio, alla sua determinazione e alla sua lucidità, ha salvato se stesso e altri cinquanta coetanei – è solo uno tra le migliaia di minori nati in Italia da cittadini stranieri a cui la mancata approvazione della legge sullo ius soli ha negato la cittadinanza italiana.
Usciamo dalla propaganda permanente di chi ci vuole immersi nello scontro di una campagna elettorale senza fine.
Dove a decidere non è il ragionamento ma il freddo calcolo degli interessi di parte, dei sondaggi e delle convenienze.
La mancata strage di San Donato Milanese ci fa riflettere anche su questo: che sentirsi italiani e fare del bene al Paese in cui si è nati e cresciuti non dipende dal passaporto. E che le nuove generazioni stanno dimostrando ogni giorno di essere la vera speranza per un futuro migliore e meno violento.
Questi bambini non devono dimostrare nulla, non devono conquistarsi la cittadinanza nella cinica lotteria di uno Stato indifferente.
Trattare questi bambini da diversi interrompe il lavoro quotidiano di chi costruisce coesione sociale e integrazione.
Va ripreso il tema dello Ius soli; dare la cittadinanza ai bambini, e non a uno solo eccezionale, significa solo riconoscere la realtà.