Recovery, Arci: “un modello di sviluppo inclusivo per ridurre le disuguaglianze e un piano nazionale contro la povertà culturale”

ROMA, 02 FEBBRAIO 2021 – “Un modello di sviluppo inclusivo capace di ridurre le diseguaglianze; un piano nazionale contro la povertà culturale; lo sviluppo e la valorizzazione – all’interno di una nuova idea del sistema di promozione sociale – di presidi civici e di animazione culturale ed educativa all’interno delle comunità che rappresentano uno strumento straordinario di inclusione sociale contro l’emarginazione e le marginalità.

Il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza necessita di un impianto sistemico, e necessiterà dell’apporto della società civile organizzata anche nel futuro, nelle sue fase di messa a terra dei progetti, dell’implementazione delle risorse, perché davvero possa disegnare un modello di sviluppo per i prossimi anni. Un modello in cui la cultura e la socialità possano essere considerate parte del sistema di protezione e inclusione sociale.

Puntando su una revisione di policy – senza costi per lo stato – modificando, a vantaggio dei circoli e delle associazioni, che presentano la preziosa specificità di essere presidi di territorio aperti, dall’accesso informale, capaci di accogliere ed essere piattaforma di civismo diffuso”.

Sono queste alcune delle principali proposte dell’Arci sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, illustrate dalla presidente nazionale, Francesca Chiavacci, nel corso dell’audizione in Commissione Affari Sociali della Camera.

“Ci ritroviamo – ha affermato Chiavacci nel suo intervento – nelle proposte del Forum Terzo Settore: una  definizione dei LEP, sul sostegno agli enti del Terzo settore e alla loro infrastrutturazione, all’adozione di un Piano di azione nazionale per l’economia sociale. Accanto a questo, per quella che è la specificità dell’Arci, crediamo sia necessario ridisegnare un nuovo modello di sviluppo inclusivo, capace di ridurre le diseguaglianze tra persone e territori, centrato sulla persona, che riesca a rafforzare, non solo attraverso il servizio pubblico ma anche con il coinvolgimento attivo dei cittadini, l’infrastrutturazione sociale, per riconoscere e incrementare la spinta verso un’attività solidale e utile per il nostro welfare.

Per fare tutto questo occorre creare fiducia e coesione sociale. Arci è pronta a fare la sua parte attraverso pratiche partecipative e inclusive, che riescano a guardare a 360 gradi ai bisogni cambiati delle persone”.