Si sostenga la cultura con l’indennità di discontinuità approvata a luglio

Si è svolta oggi presso la sala stampa della Camera dei Deputati la

CONFERENZA STAMPA PER ESPRIMERE LA FORTE PREOCCUPAZIONE DEL SETTORE RISPETTO AL MANCATO FINANZIAMENTO IN LEGGE DI BILANCIO DELL’INDENNITÀ DI DISCONTINUITÀ.

 

Sono intervenuti: Paolo Fresu (Forum Arte e Spettacolo), Alberto “Bebo” Guidetti (Lo Stato Sociale/La Musica Che Gira), Vittoria Puccini (UNITA), Carlo Testini (ARCI), Sabina Di Marco (CGIL)

 

Il diritto affermato dal Parlamento il 15 luglio per centinaia di migliaia di lavoratori e di lavoratrici dello spettacolo potrebbe non risultare esigibile. Questo sarebbe inequivocabilmente segno che il Governo Meloni intende ignorare un intero settore produttivo del Paese, nonostante le iniziali rassicurazioni del ministro Gennaro Sangiuliano.

 

 

Roma, 19 dicembre 2022

 

L’approvazione dell’indennità di discontinuità è arrivata dopo un complicato iter di confronto durato anni tra la politica, le realtà del settore, professionisti e professioniste che ne fanno parte. Processo che, in caso di rifiuto delle coperture sull’indennità di discontinuità, sarà stato completamente vano.

 

L’indennità di discontinuità è lo strumento fondamentale per rendere i lavoratori e le lavoratrici dello spettacolo uguali a quelli degli altri settori, riconoscendo il lavoro indispensabile delle fasi di studio e progettazione, come imprescindibili e necessarie anche in termini contributivi. Quel lavoro non visibile al pubblico, ma che è indispensabile per ogni concerto, ogni spettacolo, ogni esibizione, è riconosciuto dall’indennità di discontinuità: un diritto dei lavoratori e delle lavoratrici che per essere esigibile dal 2023 deve essere finanziato dal Governo con la legge di bilancio e che richiede l’approvazione dell’emendamento che stanzia almeno 150 milioni per finanziare il provvedimento.

 

Chiediamo al governo di mantenere gli impegni presi da tutte le forze politiche nella passata legislatura e di far rientrare la discussione sul reddito di discontinuità tra le priorità della legge di bilancio.

 

Oggi lunedì 19 dicembre, alle 14, si è tenuta presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati – la conferenza stampa per riferire degli sviluppi di queste ore e della enorme preoccupazione per un traguardo storico che il settore aveva raggiunto con l’approvazione della Legge Delega dopo decenni di lavoro non adeguatamente regolato e tutelato.

 

Tra i presenti anche: Paolo Calabresi, Beppe Fiorello, Anna Foglietta, Carlotta Natoli, Pietro Sermonti, Thomas Trabacchi, Luca Zingaretti, Marco Bonini e Mia Benedetta Barracchia.

 

Paolo Fresu (Forum Arte e Spettacolo)

Il governo deve assumersi una responsabilità importante, che è quella di riconoscere un ruolo ai lavoratori dello spettacolo. Non vogliamo mance, ristori, noi vogliamo essere lavoratori come tutti gli altri, che portano economia, pagano le tasse, contribuiscono allo stato sociale, che necessitano di vivere con una comunità che permette di lavorare. Io sono uno di quelli che stanno davanti sul palco, di quelli che si vedono, ma ci sono molti artisti meno noti e soprattutto dietro di loro ci sono decine e decine di persone che mandano avanti il settore dello spettacolo. Questo è un momento storico per dare dignità al mondo dei lavoratori dello spettacolo e per riconoscerne l’importanza in seno alla società. Noi siamo persone che non vogliono solo riconoscere la bellezza ma che vogliono essere riconosciuti come parte di uno stato, che è il nostro stato sociale. 

 

Carlo Testini (ARCI)

Questa battaglia sull’indennità di discontinuità è una battaglia secondo me cruciale e simbolica, se noi questa battaglia non la vinciamo vuol dire che francamente questo governo non sta prevedendo una crescita di questo paese con la cultura al centro e questo è un gravissimo errore anche per il futuro.

 

Vittoria Puccini (UNITA)

Io sono qui oggi per chiedere al governo di investire in maniera adeguata nella cultura, non solo come attrice – e quindi come operatrice culturale – ma come spettatrice, ascoltatrice, di visitatrice di musei, di cittadina italiana. Inserire all’interno della legge di bilancio un finanziamento adeguato all’indennità di discontinuità – che è Legge approvata in Parlamento lo scorso 15 luglio –  significa dare la possibilità a tutti i professionisti dello spettacolo di vivere in maniera dignitosa della propria professione, di uniformarsi al resto dell’Europa, di aumentare la qualità del nostro lavoro, di far diventare il nostro comparto più competitivo a livello internazionale, non è un qualcosa a cui possiamo rinunciare, a cui nessuno di noi può rinunciare, non siamo nel campo delle scelte politiche di destra o di sinistra, la cultura è un bene primario, essenziale, universale che riguarda tutti noi cittadini in maniera indistinta.

 

Sabina di Marco (CGIL)

Credo che sia essenziale capire che quando si parla oggi di questi lavoratori e queste lavoratrici dello spettacolo si parla di lavoro, è un passaggio epocale dal punto di vista culturale e vale per tutti, vale per le maestranze, vale per i tecnici, vale per gli artisti, che hanno trovato dei luoghi comuni di discussione e di elaborazione, e da questo non si torna indietro. Ci sono dei processi sociali che non si fermano e questo è uno di quelli, quindi bisognerà farci i conti qualunque governo venga, di qualunque colore sia.

Per noi quello che si sta paventando è assolutamente insufficiente, perché i soldi che si pensa di destinare non sono i soldi sufficienti per garantire neanche simbolicamente quello che rappresenta l’indennità di discontinuità. Deve essere chiara una cosa, che non è una misura assistenziale, è una misura che va a garantire il settore dello spettacolo, a garantire la creatività e la possibilità di lavorare, perchè la gente in questo settore lavora anche quando non è contrattualizzata.

 

Alberto “Bebo” Guidetti (Lo Stato Sociale/La Musica Che Gira)

L’indennità di discontinuità è uno strumento che imprime dignità al nostro mondo del lavoro.  Siamo qui, in questa sala stampa con dietro la scritta Camera dei Deputati per far vedere che, non solo noi, ma decine di migliaia di persone sono lavoratori e lavoratrici che hanno bisogno di dignità. Non possiamo pensare di riempirci la bocca con la parola Cultura quando poi non c’è la cultura del lavoro. Questo è un settore che non solo produce tenuta sociale, ma che impiega persone e produce reddito. Quello che mi sento di dire è che se da un lato il Governo dopo anni di battaglie ci ha ascoltato la scorsa estate, il nuovo governo non può pensare che con un colpo di spugna tutto quello che è stato fatto si possa cancellare. Dall’altro lato noi dobbiamo dimostrare che unendoci possiamo ottenere dei risultati. Quello che abbiamo fatto è solo un piccolo tassello di un percorso che è solo all’inizio.

 

Marco Bonini (UNITA)

Credo che ci sia uno spettro di un equivoco che si aggira in questo paese da diversi anni che pensavamo di aver spiegato ai governi precedenti, che si è conclamato in queste stanze quando il presidente Conte durante la pandemia nel febbraio 2020 aveva necessità di dividere i lavoratori in essenziali e non essenziali e per qualche motivo ha pensato che quelli dello spettacolo fossero lavoratori superflui. Non riusciamo a uscire dall’equivoco di doverci giustificare eppure noi forniamo identità collettiva.

 

Beppe Fiorello (UNITA)

Ci sembra strano nel 2023 dover spiegare che siamo utili, importanti e fragili. Siamo anche convinti che non possiamo mollare, non molleremo soprattutto per le nuove generazioni

 

Luca Zingaretti (UNITA)

L’Italia è piccolissima sul planisfero, ma nonostante questo siamo percepiti come eccellenza in vari i campi. Se questo è vero lo è anche grazie  alla narrazione che le nostre arti hanno fatto negli secoli e nei decenni addietro. Se il settore che veicola il Paese viene penalizzato è come se tu tagliassi ciò che c’è ti connette al mondo. L’indennità di discontinuità conviene al settore che vuole conquistare la sua dignità e vuole avere la possibilità di lavorare come fanno tanti colleghi all’estero e altri settori in questo paese, ma conviene anche al Paese per continuare la narrazione di un Paese che fa cultura, con C maiuscola e minuscola.

 

Anna Foglietta (UNITA)

Noi apparteniamo ancora a quella generazione che battaglia, che è cresciuta facendo battaglia con una classe politica diversa da quello che è oggi, io sono cresciuta con grandi ideali. Portare avanti questo tipo di battaglia è anche per ragazzi che forse non hanno più identità della politica e che vivranno in futuro in maniera molto secondaria, secondo me gli sfuggiranno cose dalle mani senza sapere nemmeno come questo sia stato possibile. Io sento fortissima la necessità di portarla avanti questa battaglia per creare un’identità per tutti coloro che al momento sono molto disaffezionati nei confronti della politica.

 

Mia Benedetta Barracchia (UNITA)

Volevo aggiungere che questo è un momento storico unico, la stessa esistenza e la creazione di UNITA di cui sono orgogliosa di far parte non si era mai vista in Italia. Noi siamo qui per questo, invito il governo ad “approfittare” di noi perché siamo disposti a collaborare, per passare alla storia con l’indennità di discontinuità: trovo che sia un’occasione unica anche per loro!

 

Colapesce e Dimartino

Per l’ennesima volta, anche in questa legge di stabilità, viene dimenticato il ruolo della cultura e soprattutto vengono calpestati ancora una volta i diritti dei lavoratori dello spettacolo che si ritrovano privat.i di un diritto fondamentale come l’indennità di discontinuità. La recessione non può essere la scusa per discriminare alcune categorie lavorative meno tutelate di altre. Tanta gente del nostro settore si ritrova costretta a cambiare lavoro, e più si va avanti più verranno penalizzate le piccole realtà che sono poi il vero motore della nostra musica.

 

Diodato

Dopo anni di duro lavoro di professionisti del settore, di studi approfonditi, di dialogo con le istituzioni, si è arrivati a un punto che segnerebbe una svolta decisiva per i lavoratori dello spettacolo e che permetterebbe al sistema culturale italiano di vedere riconosciuti i propri diritti e forse anche i propri meriti. È un passo importante anche per il senso civico del nostro Paese. Riconoscere la discontinuità equivale a riconoscere l’importanza e la dignità di centinaia di migliaia di lavoratori, delle loro famiglie e a mettersi al passo di molti altri Paesi europei.

 

Tosca

Durante la pandemia è stato molto difficile sopravvivere per molti artisti e per il settore dello spettacolo. Eppure non ci fossimo stati noi a farvi compagnia, a tenere viva la speranza, cosa sarebbe successo? Non avere la musica, anche quella suonata dai balconi? Non avere libri? Non avere film, le vostre tanto amate serie televisive… Cosa succederebbe se si togliesse il mondo della cultura e dello spettacolo alle vite di tutti? Ci avete mai pensato?  E avete mai pensato che tutto ciò è fatto da uomini e donne come voi che vivono, mangiano e mandano a scuola i loro figli , pagano le bollette esattamente come voi? Abbiamo lottato per i nostri diritti e per quelli dei nostri lavoratori perché noi siamo precari per eccellenza. Abbiamo visto il Parlamento finalmente approvare una legge a nostra tutela. E ora tutto potrebbe svanire. Chiediamo che il nostro lavoro – quello di migliaia di persone – sia tutelato come tutti gli altri. Nessun trattamento speciale. Solo un diritto sacrosanto che al di là dei nostri confini è intoccabile e riconosciuto.

 

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