Strage di Capaci, nostro dovere è chiedere la verità

Il 23 maggio 1992 è una data che in Italia rimarrà alla storia come la strage di Capaci, in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta Vito Schifani, Rocco Di Cillo e Antonio Montinaro. Nemmeno due mesi dopo, a saltare in aria furono il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta. Sono passati 27 anni, anni in cui si sono consolidate alcune ricorrenze, come le Navi della legalità che portano ogni anno nel capoluogo pugliese migliaia di studenti, oppure la cerimonia nell’aula bunker a Palermo, dove si svolge la commemorazione ufficiale. Questa volta condita di polemiche e divisioni tra chi ha deciso di partecipare e chi, come Claudio Fava, Leoluca Orlando e Nello Musumeci, ma anche associazioni come Arci, Anpi e Centro Peppino Impastato, hanno deciso di disertare in polemica con le presenze di politici ‘non graditi’.

Noi di sicuro continueremo a ricordare, a celebrare, ad impegnarci come ogni estate nei campi della legalità, tra tutti quello di Corleone dove, nella giornata di visita a Palermo, ci rechiamo in via D’Amelio con i volontari a deporre fiori e ricordi.

Quanto a lungo dovremo però continuare a interrogarci sui mandanti, non solo mafiosi, e sulle connivenze tra mafia e apparati dello Stato? Dobbiamo pretendere che finalmente emerga tutta la verità su quanto accaduto e non limitarci a continuare a celebrare un anniversario di dolore.