Una realtà inaspettata, tra ius soli da abrogare e muri da erigere

2È cresciuto come un virgulto davanti a lui

e come una radice in terra arida.

Non ha apparenza né bellezza

per attirare i nostri sguardi,

non splendore per poterci piacere.

3Disprezzato e reietto dagli uomini,

uomo dei dolori che ben conosce il patire,

come uno davanti al quale ci si copre la faccia;

era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.

7Maltrattato, si lasciò umiliare

e non aprì la sua bocca;

era come agnello condotto al macello,

come pecora muta di fronte ai suoi tosatori,

e non aprì la sua bocca.

(Isaia 53 2,3,7)

 

Di recente ho avuto una lunga conversazione con un’amica, che ho conosciuto in occasione della sua visita a Casa Emmaus per la presentazione di Tanger, un documentario sui giovani provenienti dall’Africa subsahariana che bruciano i documenti e cercano, da Tangeri, di raggiungere le coste spagnole e l’Europa. Stefania vive a Berkeley e lavora alla University California of Berkely, la famosa CAL, una tra le più prestigiose università del mondo. Cittadina statunitense e italiana insegna psicologia della cultura islamica, convertita all’Islam forse per amore, forse per gli studi.

In questi giorni di furente campagna elettorale per le elezioni di medio termine, l’ora passata via skype si è concentrata sugli Stati Uniti e la sua politica migratoria sotto Trump.

Una conversazione fra due persone non appartenenti ad alcuna chiesa cristiana, lei musulmana io agnostico, ma che hanno un senso di appartenenza generale ad una cultura italiana ed europea che magari passando per il filtro del marxismo o di un’altra fede non può non essere influenzata dal cristianesimo. Così di parola in parola, fra ius soli da abrogare, cittadinanze da revocare e muri da erigere, si è palesata davanti a noi una realtà epocale e del tutto inaspettata.

 

Ecco, li riconduco dalla terra del settentrione

e li raduno dalle estremità della terra;

fra loro sono il cieco e lo zoppo,

la donna incinta e la partoriente:

ritorneranno qui in gran folla.

(Geremia 31 8)

 

Ecco una gran folla si raduna dall’Honduras e in essa ci sono il cieco e lo zoppo la donna incinta e la partoriente, a piedi, coperti di pochi stracci, con poco cibo offerto da passanti e altri poveri come loro, si incamminano verso la frontiera con gli Stati Uniti.

In linea d’aria sono circa 2500km, probabilmente ne percorreranno oltre 5000, attraverseranno Guatemala e Messico prima di raggiungere la frontiera, molti saranno stroncati dalla fatica, dalla fame, dalla sete e dal freddo, ma molti alla fine busseranno alla nostra porta. Chi sono? Chi è questo corpo? A chi parla questo corpo? È molto riduttivo parlare di migrazione, di atto politico, mentre ci troviamo davanti qualcosa che penetra nella fibra più intima della Umanità. Il corpo, il loro corpo non è un atto politico. È in tutta evidenza un corpo offerto a tutti noi. È un corpo offerto in remissione dei nostri peccati, delle nostre colpe, della nostra ignavia. È un corpo che ci parla del nostro girar le spalle, del nostre mettere le mani al borsellino e tirar fuori un euro, o meglio 50 centesimi per comprare un metro quadro di paradiso. È un corpo che prima ancora da sfamare, urla la nostra indifferenza alla sete di verità e giustizia. Ma quale è la reazione del popolo dei credenti? Del cristiano Trump che vuole sparare nel mucchio, salvo a ritrattare appena scopre che persino per il suo elettorato è troppo, meglio non parlare, ma i miei amici cattolici, che so in privato turbati da questi avvenimenti, dove sono? Dove è la chiesa cattolica cioè universale che è fatta per tutti anche per me?

Ecce Homo

(Giovanni 19, 5)

 

Non lo vedete? Già capi e capetti del Sinedrio, gli evangelici Trump, gli ortodossi Putin i cattolicissimi Orban e Salvini girano impunemente in mezzo alla folla dei credenti e urlano a squarciagola contro quel corpo martoriato, chiedono che venga liberato Barabba, non vogliono non solo lenire ma anche semplicemente vedere quel corpo martoriato di Cristo.

Dove siete, vi chiedo amici, per impedire questo scempio del corpo di Cristo? Lo chiedo alla chiesa sulcitana, al suo Vescovo, ai tanti membri del clero che mi onorano della loro amicizia. Lo chiedo ai Nico, ai Roberto, ai Salvatorangelo, ai Franco, ai Lillicu, ai Giuseppe, lo chiedo a chi di voi si occupa di giovani; è sufficiente parlar loro di come si va in discoteca o in viaggio oppure non dovete parlare di Cristo e di chi oggi sulla terra non solo lo rappresenta ma lo è?

 

13Nella fede morirono tutti costoro, senza aver ottenuto i beni promessi, ma li videro e li salutarono solo da lontano, dichiarando di essere stranieri e pellegrini sulla terra. 14Chi parla così, mostra di essere alla ricerca di una patria. 15Se avessero pensato a quella da cui erano usciti, avrebbero avuto la possibilità di ritornarvi; 16ora invece essi aspirano a una patria migliore, cioè a quella celeste. Per questo Dio non si vergogna di essere chiamato loro Dio. Ha preparato infatti per loro una città.

(Ebrei 11)