Viviamo un tempo in cui è a rischio la nostra civiltà

«Occorre contrastare tendenze alla regressione della storia».  Sono parole che non vengono dalle associazioni impegnate per la solidarietà, o dal movimento antirazzista, ma dalla più alta carica istituzionale, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ed è anche dalla stampa cattolica (Famiglia Cristiana, L’Avvenire) che arrivano messaggi forti di condanna sull’operato del nostro Governo.

Questo ci fa capire che la fase attuale non ha precedenti,  per l’utilizzo di parole di propaganda e azioni che, con una velocità insolita per i Governi del nostro paese, negano i valori della solidarietà, del rispetto della vita umana,  attraverso provvedimenti  ingiusti e sbagliati. Un esempio per tutti: in questi giorni, con un voto quasi unanime e nel  silenzio assordante di gran parte della stampa, il Parlamento ha votato il decreto che prevede la cessione di unità navali italiane a supporto della Guardia costiera libica. È un voto che  ha ignorato le tante denunce sul comportamento che quella Guardia costiera ha tenuto nelle operazioni di salvataggio in mare dei migranti che si avventurano sulla rotta mediterranea. Denunce dell’ ONU, contenute in rapporti dell’UNHCR, nei dossier di Amnesty International e Human Rights Watch inchiodano le Guardia costiera libica a pesantissime responsabilità nel trattamento dei migranti, sia in mare che nei centri di detenzione. Altro esempio: il Ministro degli Interni ha  emanato una direttiva che modifica in senso restrittivo le modalità di assistenza  per richiedenti asilo.  Si tratta di  provvedimenti che di fatto hanno l’obiettivo di dequalificare le modalità con cui questo servizio si svolge, di produrre ‘cattiva accoglienza’, che sappiamo essere la maggior foriera di razzismo; anziché lavorare per l’integrazione, si favoriscono  i centri collettivi, veri e propri ghetti che non hanno nulla a che vedere con la buona accoglienza e la tutela dei richiedenti asilo, né tantomeno con gli interessi delle comunità locali.  Non si lavora per l’integrazione, quindi, e per l’uscita  dal sistema pubblico di accoglienza dei rifugiati. Ma, anzi, si produce tensione e si violano i diritti dei rifugiati. E gli annunci non vanno solo nella direzione della stretta sull’accoglienza: riguardano gli sgomberi delle occupazioni abitative, l’introduzione della riforma della legittima difesa, il no alla registrazione dei figli delle coppie gay.

L’estate, si sa, è anche il periodo in cui ci sono meno notizie e allora dobbiamo aspettarci di veder riempite agenzie e giornali di frasi e parole gravi e pesanti, strumentali richiami populisti, denigrazione di qualsiasi pensiero articolato, attacchi ben costruiti (purtroppo)  a quella che ormai è definita la ‘elite’. Basta pensare al tono sprezzante con cui Salvini ha risposto all’appello dello scrittore Roberto Saviano agli intellettuali e al mondo della cultura, contrapponendovi il cosiddetto ‘popolo’. Cosa deve fare la nostra associazione? Che mesi ci aspettano?

Perché se  è vero che gli ultimi sondaggi danno il consenso a questo governo al 62%,  ci siamo detti che non ci può bastare di sapere che siamo dalla parte giusta, che abbiamo ragione. Si tratta di una fase straordinaria, a cui occorrerà dare risposte straordinarie. Sono tante le sfide che ci attendono:  di mobilitazione, di ricostruzione di verità, di confronto e di dialogo, di riorganizzazione di rete.

Sappiamo (e troppo poco se ne parla) che esiste una disomogeneità, una diseguaglianza forte nella distribuzione di saperi e conoscenze nel nostro paese. E che su questa disomogeneità cade a cascata un flusso continuo di notizie  non vere, non verificate, che producono un consenso che ha origine nelle paure e nella crisi economica e sociale. E insieme alla giusta mobilitazione e alla voce dissonante che dobbiamo saper alzare contro il razzismo e per il rispetto dei diritti, dovremo lavorare soprattutto su questo, sapendo che è un’opera con tempi non brevi.

Nel Consiglio Nazionale all’inizio di settembre rilanceremo il nostro programma di iniziative, il nostro lavoro nei territori.