Con ‘Bari città aperta’ un nuovo progetto di accoglienza e inclusione

Dopo la sottoscrizione della convenzione tra Comune di Bari (ente gestore) e Arci comitato territoriale di Bari (ente attuatore), è partita la nuova progettualità per lo SPRAR Bari città aperta. Il progetto si concluderà il 31 dicembre 2019.

Lo SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) di Bari, gestito da una ATS composta da Arci Bari (capofila) ed Etnie Onlus, ospita attualmente 39 beneficiari provenienti da diversi paesi dell’Africa e dell’Asia; i beneficiari sono ospitati in piccoli gruppi in appartamenti nei diversi quartieri di Bari, sono seguiti da operatori professionisti, frequentano corsi di lingua italiana, di orientamento legale e orientamento al lavoro, partecipano ad attività di formazione e di integrazione, e alcuni di loro partecipano alle attività dei circoli Arci cittadini.

«Continua l’impegno dell’assessorato per il potenziamento e la realizzazione di azioni innovative e inclusive nel campo dell’accoglienza del reinserimento sociale – spiega l’assessora Francesca Bottalico – In questi giorni il potenziamento della realtà dello SPRAR, in rete con Ministero e realtà sociali del territorio, si aggiunge alle importanti strutture sperimentali e innovative  avviate lo scorso anno, già valorizzate a livello nazionale come buone prassi, come la Casa delle Culture, primo polo polifunzionale per accoglienza e educazione interculturale e le case di comunità, piccole e medie strutture di accoglienza rivolte ad adulti soli, spesso in povertà a causa di una separazione, coppie e famiglie in difficoltà. Progetti rivolti ad accogliere, ma specialmente ad avviare percosi di autonomia e inclusione sociale».

«Entriamo in questo prossimo biennio di lavoro – aggiunge il presidente di Arci Bari, Luca Basso – con molte idee e grande entusiasmo. Abbiamo un progetto ambizioso e innovativo basato sull’apertura e sulla trasparenza, che vogliamo realizzare in forte collaborazione con l’assessorato al Welfare del Comune, convinti come siamo che uno SPRAR gestito da due associazioni di promozione sociale debba essere una risorsa non solo per i beneficiari che accoglie ma per tutta la comunità in cui opera».

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