Il Consiglio nazionale dell’Arci, che si è tenuto a Roma il 4 e 5 febbraio scorsi, ha ribadito il pieno sostegno a tre leggi di iniziativa popolare: quella per bloccare il ddl sull’autonomia regionale differenziata della destra e alle due leggi di iniziativa popolare promosse dalla campagna Riprendiamoci il Comune.
Dopo il passaggio in Consiglio dei Ministri, torniamo ad esprimere un giudizio del tutto negativo sull’autonomia regionale differenziata targata Calderoli. Un disegno pericoloso, che metterebbe a rischio l’unità nazionale, producendo un’ulteriore frammentazione e aumentando le disuguaglianze. Una secessione dei ricchi, alimentata dalle spinte centrifughe delle Regioni che con le loro divaricazioni stanno già creando disparità nell’esercizio dei diritti fondamentali dei cittadini, come ad esempio quello alla salute.
Per questo l’Arci ha aderito alla raccolta di firme per la legge costituzionale di iniziativa popolare promossa dal Comitato per la Democrazia Costituzionale, sostenuta anche dai sindacati della scuola, dall’ANPI e da gruppi di sindaci, che propone una riforma di segno contrario, in modo da garantire la piena universalità dei diritti su tutto il territorio nazionale e i poteri del Parlamento in merito.
Una legge per modificare l’art. 116 e 117 della Costituzione ponendo un paletto alla richiesta di autonomia, che può essere concessa solo se “giustificata dalla specificità del territorio”, con Legge dello Stato approvata dal Parlamento, che può essere sottoposta a Referendum. Specificando che sanità, istruzione ed infrastrutture devono restare di competenza esclusiva dello Stato e introducendo, come avviene in tutti gli Stati federali, la clausola di supremazia dello Stato per tutelare “l’unità giuridica ed economica della Repubblica”.
Sosteniamo con convinzione anche le due proposte di legge di iniziativa popolare della campagna Riprendiamoci il Comune, che puntano a superare i nodi che oggi impediscono ai comuni di svolgere la loro funzione. Per riappropriarci, sottraendolo al mercato e alle privatizzazioni, di tutto quello che ci appartiene e di restituire un ruolo pubblico, sociale, ecologico e relazionale ai Comuni, luoghi della democrazia di prossimità.
Le due proposte prevedono da una parte una profonda riforma della finanza locale (pareggio di bilancio sociale, ecologico e di genere, gestione dei servizi pubblici a partire dall’acqua, difesa del territorio, dei beni comuni e del patrimonio pubblico) e dall’altra la socializzazione di Cassa Depositi e prestiti (trasformandola in ente di diritto pubblico decentrato territorialmente e mettendo a disposizione dei Comuni le risorse del risparmio postale, 280 miliardi di euro, come forma di finanziamento a tasso agevolato per gli investimenti dei Comuni decisi attraverso percorsi di partecipazione della comunità territoriale).
Nelle prossime settimane Arci si mobiliterà per sostenere queste tre leggi di iniziativa popolare, promuovendo incontri, eventi ed approfondimenti su tutti gli aspetti che toccano e i tanti diritti in gioco: sanità, scuola, lavoro, trasporti, beni comuni, partecipazione, socialità. A partire da Meridiana, il seminario sul sud promosso dall’Arci dal 24 al 26 febbraio a Napoli, che sarà aperto dal convegno Confronto sul Regionalismo differenziato (venerdì 24 febbraio, ore 17.30, Palazzo Fuga Piazza Carlo III, Napoli).
Tre proposte di legge di iniziativa popolare su questioni che riguardano tutti noi, il nostro futuro e la qualità della nostra democrazia, per sanare le diseguaglianze territoriali e garantire i diritti a tuttз.