A Macerata caccia all’immigrato a colpi di pistola. Un barbaro episodio contro cui mobilitarsi

Dichiarazione di Francesca Chiavacci, presidente nazionale Arci

Una mattinata di terrore a Macerata per il raid razzista di un giovane, in passato candidato della Lega, che ha esploso diversi colpi di pistola contro sei persone di origine subsariana, di cui due ferite gravemente, e contro una sede del Pd.  A tutti i colpiti va la nostra solidarietà.

Forza Nuova dichiara apertamente il suo plauso, mentre il segretario della Lega Salvini, dopo una generica condanna di “ogni episodio illegale”, non può fare a meno di trovare una giustificazione allo sconsiderato atto di violenza attribuendolo alla rabbia per “l’invasione di immigrati” che non viene fermata. Ma speculare sulle paure, diffondere a piene mani discorsi d’odio contro le persone di origine straniera non può che portare a queste conseguenze.

Non si tratta infatti di un episodio isolato. Basta andare con la memoria a quanto successe a Firenze nel 2011, a Fermo, nelle campagne calabresi, a Castelvolturno: una violenza brutale contro persone inermi, la cui unica “colpa” è stata quella di cercare un futuro migliore nel nostro paese.

Bisogna fermare questa spirale d’odio prima che sia troppo tardi. Serve una condanna unanime, unita a una grande mobilitazione, innanzitutto culturale,  per denunciare chi sull’uso disinvolto del razzismo ha costruito le proprie fortune politiche e fare in modo che sulle paure ingiustificate prevalga il senso di umanità e civiltà.

 

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