L’Arci condanna la nuova ondata di arresti a Gerusalemme Est

L’accusa, secondo il giudice israeliano è “l’illegale collaborazione” con le forze di sicurezza dell’Anp

L’Arci condanna la nuova ondata di arresti da parte israeliana a Gerusalemme est, contro decine di palestinesi legati all’Olp e all’Autorità Nazionale Palestinese. In carcere è finito, per la seconda volta in un mese, anche  Adnan Gnaith, governatore palestinese di Gerusalemme.

L’accusa, secondo il giudice israeliano è “l’illegale collaborazione” con le forze di sicurezza dell’Anp, in violazione degli Accordi di Oslo del 1993.

Nell’ultima retata sono stati arrestati 32 palestinesi, con l’accusa di aver operato come funzionari delle forze di sicurezza dell’Anp su un territorio che Israele considera proprio, sebbene si tratti di una città occupata secondo il diritto internazionale.

“Israele sta incrementando la pressione contro la presenza dell’Anp dopo la decisione degli Stati Uniti di spostare l’ambasciata a Gerusalemme – spiega Ziad Hammouri, direttore del Centro di Gerusalemme per i diritti sociali ed economici – La presenza dell’Anp a Gerusalemme non è nuova e i residenti della città che lavorano con le forze di sicurezza dell’Anp sono conosciuti, nessuno tenta di nascondersi”. L’obiettivo, aggiunge, è tagliare ulteriormente i rapporti politici tra la Città Santa e la Cisgiordania, già fisicamente divise dal muro israeliano, e impedire all’Autorità Palestinese di sostenere i residenti a est contro demolizioni di case, revoche del permesso di residenza e abusi delle autorità israeliane.

Sono stati arrestati anche membri dell’Olp, con una recrudescenza dell’attività repressiva che coincide  con una più vasta offensiva da parte israeliana contro la presenza palestinese nella Città Santa.

Intanto il comune di Gerusalemme ha lanciato una dura campagna contro l’Unrwa, l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, nel tentativo di sradicarla da Gerusalemme perché non eserciti più il ruolo di fornitore di servizi alla popolazione palestinese.

L’Arci rimane convinta che solo la soluzione di due Stati con capitale Gerusalemme possa porre fine al conflitto e chiede ancora una volta  all’Unione Europea e alla Comunità internazionale di mettere in campo un’iniziativa politica forte per portare la pace in quella martoriata Regione.

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