Il progetto

Call for Afghanistan

Corridoio per la libertà

La situazione in Afghanistan è grave e pericolosa. La riconquista di Kabul da parte dei talebani, dello scorso 15 agosto, ha riportato le lancette dell’orologio indietro di 20 anni.  Migliaia di persone sono costrette a nascondersi in rifugi precari per sfuggire alla repressione e alle violenze. Hanno paura per la propria vita e per quella dei loro cari. Chiedono di poter lasciare subito il Paese in sicurezza, di scappare verso la libertà.
Le milizie talebane, sin dai primi momenti, hanno dimostrato la loro totale inaffidabilità riguardo il rispetto dei diritti umani. Nonostante le rassicurazioni verso la comunità internazionale, i talebani si sono resi protagonisti di ripetuti e sistematici attacchi alle donne, minacce e violenze nei confronti di giornalisti, attivisti e civili considerati “collaborazionisti” del precedente governo. Sin dai primi momenti abbiamo assistito alle repressioni delle proteste della società civile afgana e alla negazione dei diritti delle donneMolti passi indietro sono stati fatti in tema di rispetto dei diritti umani, in special modo sui diritti delle donne. Con il ritorno dei talebani, infatti, le donne sono state escluse dalla vita politica e lavorativa e le ragazze non hanno più accesso all’istruzione.

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Il calendario 2022 nasce dalla necessità di promuovere e sostenere l’impegno di ARCI e ARCS nell’organizzare un corridoio umanitario per gruppi di persone, in prevalenza donne impegnate nella difesa dei diritti umani, giornaliste e attiviste, che dopo la crisi che ha portato i talebani al potere a Kabul rischiano ogni giorno la loro vita per il solo fatto di esistere e di voler vivere senza nascondersi.Un corridoio per la libertà.

Siamo convinte e convinti che la protezione delle persone in fuga da guerre e persecuzioni sia un dovere degli Stati e dei governi e ci battiamo ogni giorno perché si aprano ulteriori canali di ingresso sicuri e legali in Europa. Ma di fronte a un’emergenza umanitaria non potevamo aspettare. Così il 4 novembre scorso abbiamo deciso di sottoscrivere un protocollo d’intesa con il Governo italiano per impegnarci direttamente e portare subito in salvo persone che altrimenti rischierebbero di finire vittime della violenza e della persecuzione.

Ringraziamo gli illustratori e le illustratrici che ci hanno messo a disposizione generosamente la loro professionalità e la loro intelligenza per far conoscere questo nostro impegno e raccogliere i fondi necessari a sostenere l’accoglienza di queste persone.

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Causale : (Call for Afghanistan – Corridoio per la libertà)

Chi puoi aiutare

Le storie

Tutte le persone che saranno accolte sono bisognose di protezione internazionale secondo quanto previsto dalla normativa nazionale e internazionale (leggi il comunicato stampa ).
Non conosciamo le storie di tutte e tutti i/le 100 ma vorremmo che arrivassero sani/e e salvi/e per avere modo di raccontarcelo.

Leggi la storia di Taara

Taara (22 anni) non ricorda nulla dei primi anni d’infanzia, ma aveva sentito racconti quasi raccapriccianti. Non appena quelle macchine sono entrate in città, le folle avevano cominciato ad abbandonare le case in fretta e furia. Doveva scappare. Lei, ex volontaria per un centro antiviolenza, non poteva permettere loro di trasformare suo figlio Aryo (3) in un uomo violento.

Leggi la storia di Zaafirah

Zaafirah (18 anni), artista e attivista LGBTQI+, avrebbe voluto solo sognare, vivendo dell’arte che avrebbe potuto creare. Ora si trova a casa di un’amica, sta aspettando di andare via da un Paese che l’ha vista crescere ma che la recluderebbe in un angolo. L’Afghanistan le rimarrà nel cuore ma, per ora, non potrà più essere la sua patria.

Leggi la storia di Nadir

Nadir è un giornalista freelance di 35 anni, i Talebani appena hanno avuto modo e possibilità, hanno provato a rapirlo. È riuscito a scappare ma uno dei suoi colleghi non è stato così fortunato.

Chi siamo

ARCS , già operativa in Afghanistan, ha lavorato in estate per garantire evacuazioni sicure in emergenza e continua a monitorare la situazione di crisi umanitaria insieme alle altre ong partner italiane presenti in loco.

ARCI , grazie alla disponibilità di tante famiglie e insieme ai suoi Circoli Rifugio, ha deciso di accogliere donne, bambini, attivisti dei diritti umani e giornalisti afgani. Una risposta generosa, dal basso, per dimostrare che si può fare di più per l’Afghanistan e per offrire un’occasione di rinascita e un futuro libero da paure e violenze .

ARCI, ARCS e le reti della società civile italiana sostengono da sempre un Afghanistan alternativo alle violenze della guerra e della dittatura.

I responsabili dell’accoglienza saranno i Circoli Rifugio che si sono messi a disposizione ad ospitarli. Sai cosa sono i Circoli Rifugio ?

Aiutaci a garantire un’ accoglienza diffusa e popolare che grazie all’ospitalità delle famiglie e la presenza dei volontari e degli operatori ARCI ponga le basi per un solido processo di integrazione ed inclusione.

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Per gruppi, associazioni e collettivi che intendano impegnarsi su progetti specifici o per un sostegno di lungo termine contattare raccoltafondi@arci.it